Spiegazione di alcune opere

Corpi in armonia

Corpi adulti, che arrivati ad un certo punto della loro esistenza, vogliono vivere, ascoltare la propria sessualità, amarsi senza fronzoli né tabù incontrando ed alimentando appunto: l’armonia.

Corpo tradito

L’Italia, nome di Donna, la propria patria, che io rappresento qui come una Femmina prorompente, di cui ci si è invaghiti, ma di cui non si vuole capire, né valorizzare la bellezza, i
profumi della sua Natura, la ricchezza delle sue diverse risorse.

Questa terra, maltrattata, appunto tradita da noi ospiti insistenti, Italia, trattata come una nostra proprietà, in un rapporto malato, volto a soddisfare i nostri più reconditi desideri, che spesso, si tramutano in sfruttamento, una schiava da offrire al miglior offerente: senza futuro.

Corpo del reato

Rivisitazione coscienziosa del Simbolo religioso del
primo peccato originale per eccellenza: La Mela.

Corpo dimenticato

In questa opera ho voluto richiamare l’attenzione sul problema dell’anoressia, che in
Italia – da uno studio condotto e concluso l’anno scorso da una importante
associazione - l’ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione) ha
evidenziato che , nel nostro Paese , ne soffrono circa 3 milioni di giovani .

Un Disturbo del Comportamento Alimentare (DAC) che
colpisce le donne per il 95,9% e per il 4,1% gli uomini.

“I disturbi del comportamento alimentare, sono
malattie complesse e insidiose della sfera psichica, con gravi ripercussioni
sullo stato nutrizionale, caratterizzato dall’ossessione dell’immagine
corporea, del peso e del cibo.  Massimo
Vincenti, consigliere della Fondazione ADI e coordinatore del gruppo sui DCA dell’ADI. 

Corpo come mezzo

Un‘opera, costituita da due momenti consequenziali,
in cui, viene rappresentato quello che rimane di un corpo umano: un oggetto
vero e proprio, un contenitore vuoto, un mezzo che è servito per trasportare altro.

Un’idea estrapolata da un docufilm girato in varie
parti del mondo (cult nel suo genere) del 1988, dal titolo significativo: Mondo
Cane 2000, scritto e diretto da Gabriele Crisanti e Stelvio Massi.

Fra tante nefandezze raccolte,
raccontate e riprese da questi registi, vi è quella in cui viene seguita e
mostrata (attraverso l’uso di una piccola telecamera) un’operazione dell’FBI in pieno svolgimento.

Per mezzo di una soffiata che confluisce
in un’indagine in corso L’FBI, intercetta un carico di cocaina stipato in un’imbarcazione
proveniente dalla Columbia; viene fermato e perlustrato un traghetto, a bordo
sono accatastate delle bare, si decide di scoperchiarne alcune.

Il quadro che si palesa davanti agli
investigatori è raccapricciante: contengono persone completamente nude e
decedute, solo corpi di sesso maschile e di corporatura robusta.

Ma la cosa che incuriosisce maggiormente
la polizia, è che tutti questi corpi, presentano sul davanti una lunga e
vistosa cicatrice che (da sotto lo sterno fino a poco sotto l’addome) percorre
in verticale tutto il corpo.

Dall’ autopsia conseguente, emerge la
terrificante realtà: i corpi, risultano essere stati svuotati da qualsiasi
organo interno per fare posto ad un ingente quantitativo di cocaina contenuta
in appositi sacchetti termosaldati e ben stipati, oramai, non più corpi umani,
ma solo scatole, contenitori senza identità idonei al trasporto di un alimento
che porterà alla stessa drammatica conseguenza: la morte.

Corpo inanimato

La Morte, l’esalazione dell’ultimo respiro di un
vecchio moribondo.

Corpo nascente e corpo nato

Rappresentano ciò che in realtà siamo quando nasciamo: piccoli, viscidi e
violacei esserini con l’immenso desiderio di vivere.

Il perdono del corpo

Sullo sfondo di questo dipinto, ho riportato a penna,
delle frasi estrapolate da articoli del settimanale brasiliano Istoè che, nel
2005, seguì e pubblicò l’esito delle indagini svolte dalla polizia di San Paulo
conseguente alle varie denunce sporte da alcuni famigliari di vittime di
pedofilia e depositate in vaticano.

Queste frasi sono contenute in alcuni diari trovati
nelle case di sacerdoti dopo ispezioni della polizia.

Su internet, anche il Corriere della Sera ha
pubblicato gran parte dell’inchiesta seguita da Istoè che ha ricordato inoltre
– attraverso un accertamento dello Stato Vaticano – che circa 1700 preti, il
10% del totale, sono coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale: incluse le
violenze su bambini e donne.

In questa opera, il papa, soggetto principale,
abbraccia un adulto, una vittima di pedofilia, violenze sessuali perpetrate da
uomini di chiesa a cui, quell’uomo, bambino all’epoca dei fatti, aveva affidato
con sicurezza la sua educazione.

Come spesso accade, una riconciliazione tardiva, che
la Chiesa chiede ai propri fedeli.

Il Papa piange sofferente, cosa mai avvenuta, infatti,
le lacrime scorrono irrealmente copiose e di colore biancastro, a significare
che, quel bianco è il latte di Madre Chiesa, oramai diventato traditore e,
ormai da troppo tempo rancido.

A questa opera ho accostato anche una poesia a tema.

La solitudine del corpo

Il suicidio è un altro tema che ho voluto affrontare.

L’Istat rende disponibile uno studio, i cui esiti
riguardano il 2013, ultimo anno, da cui emerge che: sono circa 4000 (in
prevalenza uomini adulti) le persone che ogni anno, in Italia, decidono – e
riescono -  a togliersi la vita con
metodi più disparati, una strage silenziosa, che coinvolge divorziati / vedovi
ma  che colpisce soprattutto uomini in
età di lavoro, sia tra gli imprenditori che operai,  ed ha avuto la sua esplosione, con la crisi
economica mondiale nell’agosto del 2007 ( IL TEMPO ).

Fra i maschi, il metodo << preferito >> è
l’impiccagione, tra le donne invece, è quello di gettarsi nel vuoto.

Il mio dipinto (per un aspetto anche sarcastico)
rappresenta appunto “il suicidio” commesso da due distinti soggetti che hanno
portato a termine tale gesto.

Un uomo, ben vestito, rappresenta “il datore di
lavoro, l’imprenditore” purtroppo fallito che, affossato dalla crisi e forse anche
da rimorsi di ogni genere, si impicca.    l’azione compiuta dall’altro soggetto non
lascia naturalmente alcun dubbio sull’azio-ne compiuta, ma l’opera è
accompagnata da un foglietto piegato in due (che qui non compare) appiccicato
vicino alla pistola ancora fumante e, dove il suicida ha lasciato scritto alla
famiglia, le proprie scuse per il disordine compiuto nell’intraprendere questa
azione drammatica ed angosciante.

Corpo reale

La particolarità di questa opera è il supporto su cui ho dipinto, una
tela eseguita artigianalmente, con l’intento di produrre l’effetto delle
smagliature reali nell’incarnato di un bel corpo femminile, giovane e fresco.

Pesantezza del corpo

Un dipinto per rivisitare il solito stereotipo presente nell’immaginario collettivo della maternità: l’attesa, edulcorata ed accogliente.

Qui, il soggetto è il pancione della fanciulla in
stato interessante, ho sottolinea-

to : la reale 
sofferenza nel sopportare per nove mesi la crescita, e il conseguente
peso di un altro essere al proprio interno.

Il viso della ragazza, non appare sereno, raggiante,
potrebbe anche essere in attesa di un bambino frutto di una violenza,
un’espressione quasi indifferente, forse assente…

Un sguardo rivolto ad una realtà diversa.

Corpo velato

Questa è un’opera particolare,
a cui tengo molto per un intrinseco significato umano.

Un’installazione che rappresenta quel tanto dibattuto
indumento che, alcune don-ne, di origine islamica indossano: il Burqa.

Documentandomi, ho scoperto che spesso, queste donne,
imprigionata ed ingabbiate da questo velo, defraudate della propria identità, muoiono
per incidenti stradali, vengono investite.

Quando indossato, la conformazione di questo particolare
velo, non le consente di vedere ai lati, e questo, quando sono in procinto di
un attraversamento stradale, le porta, inesorabilmente, a rischi per la propria
incolumità, e a morte certa.

L’installazione, è costituita da sacchi neri, quelli usati
per raccogliere la spazzatura.

Questo velo, avvolge al suo interno una giovane figura
femminile ritratta su tela che è impossibile da vedere; il solo modo per vedere
il ritratto, la bella fanciulla che si cela li sotto e donarle quell’integrità
e identità perdute è acquistare l’opera e squarciare il velo di plastica nero
che la tiene strettamente reclusa, solo cosi riacquisterà la sua libertà e
potrà essere ammirata per la sua particolare bellezza.

L’uso dei sacchi di plastica ha due connotazioni: i
corpi, deceduti vengono spesso rinchiusi in sacchi neri, il nero è uno dei due
unici colori di cui questa stoffa deve essere obbligatoriamente tinta.

L’installazione, viene poi mostrata appesa al soffitto
con un lungo filo, come fosse sospesa, per rendere più realistica la presenza
non più di un essere umano al suo interno, ma qualcosa perennemente in bilico
tra la vita e la morte: il suo fantasma.